domenica 2 settembre 2012

I Soprano

Per gli amanti del genere "gangster", "I Soprano" rappresenta un serie imperdibile. Ideata da David Chase, la serie è composta da sei stagioni, la prima delle quali è andata in onda nel 1999 e l'ultima nel 2007 per HBO

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, "I Soprano" è una serie che va oltre le "normali" vicende malavitose narrate nella serie. 
Diventa più un'analisi psicologia del protagonista, Tony Soprano, interpretato da un fantastico James Gandolfini, che si barcamena nel suo nuovo ruolo di boss.

Ambientato nel New Jersey, la serie analizza l'aspetto psicologico di Tony, che colpito da attacchi di panico, si ritrova a sottoporsi a delle sedute di psicoterapia con la dottoressa Jennifer Melfi.
Si affrontano quindi tutte quelle dinamiche psicologiche della vita del protagonista in relazione all'aspetto malavitoso, alla sua famiglia, all'ambiente nel quale si trova a vivere.

Originario di una famiglia di Avellino, Tony, che è "figlio d'arte", si ritrova a dover affrontare tutte quelle difficoltà e lo stress legato alle nuove  responsabilità che il suo ruolo di boss impone.
La serie descrive la vita di Tony, della sua famiglia, dei suoi amici in un modo mai scontato, per il genere. "I Soprano" descrive l'ambiente malavitoso della mafia italo-americana del New Jersey e di New York, prendendo in prestito dei personaggi e delle vicende reali.

Chase ha costruito un mondo parallelo, molto simile a quello reale, che si rifà chiaramente alle cinque famiglie di New York, ai fatti di cronaca, fino a partorire dei personaggi chiaramente ispirati a veri gangster con John Gotti. Una caratteristica della serie è quella di affrontare l'intera vicenda da un punto di vista antropologico della vita della malavita organizzata contemporanea, delineando gli aspetti relativi ai problemi familiari, ai sentimenti e alle relazioni dei personaggi nel loro ambiente lavorativo. Questa caratteristica era già stata affrontata da Martin Scorsese in "Quei bravi ragazzi", e non a caso alcuni degli attori della serie avevano già lavorato nella pellicola di Scorsese

"I Soprano" ha vinto tutti i maggiori premi televisivi, diventando una serie culto. Una serie che è stata capace di uscire dagli schemi e dai classici canoni televisivi. 
Le prime cinque stagioni sono costituite da tredici episodi, mentre la sesta ed ultima da ben ventuno, in totale ottantasei episodi nei quali si intrecciano vicende, relazioni, personaggi che arrivano e se ne vanno lasciando comunque il loro segno in quella che alla fine diventa un'unica storia fatta di crimine, violenza, sentimenti, adulterio, sesso, rapporti tra genitori e figli. Il tutto che in un modo molto raffinato finisce per diventare un'analisi di una società che sta in una sorta di limbo tra l'illegalità e la giustizia, in  un sistema a volte onesto e a volte parte integrante di quella corruzione capillare che diventa teatro verosimile di una parte degli Stati Uniti.


di Giuseppe Cangemi

lunedì 2 luglio 2012

Requiem for a Dream

Decisamente con un forte impatto emotivo, Requiem for a dream è un film del 2000 diretto da Darren Aronofsky già regista de "Il teorema del delirio". Il film è tratto dal racconto omonimo di Hubert Selby Jr.
La pellicola affronta il tema della droga sotto diversi aspetti, raccontando le vicende di alcuni personaggi, legati tra loro, che condividono un destino triste e crudele.

Sara, interpretata dal premio Oscar Ellen Burstyn, una casalinga vedova i cui unici impegni quotidiani sono guardare il suo talk show preferito e chiacchierare con le vicine. Suo figlio Harry (Jared Leto), un tossicodipendente che insieme alla sua ragazza Marion, interpretata da un altro premio Oscar Jennifer Connelly, vive di espedienti per procurarsi continuamente una dose di eroina, e Tyron (Marlon Wayans), amico dei due.
Il film ha un atmosfera a tratti cupa, drammatica, a tratti grottesca. Alcuni fotogrammi sono caratterizzati da sfumature surreali e acide. Requiem for a dream è diviso in tre sottosezioni, identificate in tre stagioni che simboleggiano l'ascesa (l'estate), il declino (l'autunno) e alla definitiva caduta dei protagonisti (l'inverno). La scelta di non inserire la primavera, stagione simbolo della rinascita e della vittoria sottolinea l'ineluttabilità del destino dei personaggi coinvolti nella vicenda.

Mentre Sara si perde negli abusi di psicofarmaci, vivendo quello che diventerà un sogno/incubo infinito, il figlio, Harry, con la sua ragazza e l'amico Tyron, nel tentativo di fare un "salto di qualità", si mettono in affari nel giro dello spaccio. Ma le cose vanno bene solo per poco tempo, fino all'inevitabile declino che li porterà sul baratro segnando i loro destini per sempre.

Requiem for a dream non è certo un film da vedere per passare una serata tranquilla, ma una pellicola amara e forte capace di trascinare lo spettatore in un vortice asfissiante e malinconico, uno scorcio di una realtà spesso ignorata. 
Il tutto viene esaltato dalle azzeccatissime musiche composte da Clint Mansell ed eseguite da Kronos Quartet che sono in grado di creare un'atmosfera a dir poco particolare.
Il film ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui la Espiga de oro al Semana Internacional de Cine de Valladolid, miglior attore (Jared Letoal Stockholm International Film Festival, miglior fotografia al Independent Spirit Awards 2001 Ellen Burstyn, invece si è aggiudicata il riconoscimento come miglior attrice da Boston Society of Film Critics AwardsChicago Film Critics Association AwardsIndependent Spirit Awards 2001 e Kansas City Film Critics Circle Awards 2001.


di Giuseppe Cangemi

martedì 8 maggio 2012

The Signal


Un misterioso segnale si propaga attraverso telefoni, cellulari, radio e televisori, causando un'epidemia di follia omicida tra le persone.
Una sorta di virus che  infetta le coscienze delle persone spingendole a compiere atti di inaudita violenza.

The Signal è un film indipendente del 2007 scritto e diretto a sei mani da David Bruckner, Dan Bush e Jacob Gentry. Il film è suddiviso in tre episodi, tutti collegati tra loro. Ognuno degli autori da il proprio contributo evidenziando il proprio stile narrativo. Si va dal classico horror ad un umorismo nero, alla storia d'amore in salsa splatter.
E' proprio lo "splatter" che fa quasi da filo conduttore del film, nonostante abbia visto di peggio. Infatti, alla sua uscita, la pellicola fu oggetto di una censura di tipo R, proprio a causa della tante scene di sangue e violenza.


Presentato al  Sundance Film Festival, il film si apre con Mya, interpretata da Anessa Ramsey, che alla vigilia di Capodanno, sta tradendo il marito Lewis, uomo rozzo e violento, con Ben.

I due stanno programmando di lasciare la città, Terminus, e cominciare una nuova vita insieme, dandosi appuntamento, per il giorno seguente, al binario 13 della stazione della città. La ragazza, almeno per quella notte, deve però tornare a casa, ma una volta in strada nota che qualcosa non va. In giro ci sono persone che camminano in uno stato quasi catatonico, il cui unico impulso è uccidere. Tornata a casa, le cose peggiorano e la situazione precipita. Non le resta che andare all'appuntamento e sperare che il suo amante sia li ad aspettarla.

The Signal non è un capolavoro, ma risulta comunque piacevole (a meno che gli svariati spruzzi di sangue sparsi qua e là non infastidiscano troppo), specie per quei tratti grotteschi, ricchi di quell'umorismo nero sopra citato che possono rappresentare una gradevole variante.


di Giuseppe Cangemi


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