martedì 27 dicembre 2011

The Wrestler

Leone d'Oro come miglior film al Festival di Venezia nel 2008, questa pellicola di Darren Aronofsky, è stata candidata anche a due Oscar e ha vinto due Golden Globe.

Il film racconta la storia di Randy "The Ram" Robinson, un wrestler professionista dal passato più fortunato di quanto non sia il suo presente.

Non più giovanissimo, si ritrova ad affrontare una serie di difficoltà, come la solitudine e forti problemi economici. Attaccato ancora al suo passato, in cui la fama e la gloria gli aveva procurato molti fan, si ritrova a disputare incontri di second'ordine fino al giorno in cui un infarto lo mette fuori gioco.
I medici vietano a Randy di riprendere gli incontri e l'uomo cerca di rifarsi una vita. I suoi sforzi si concentrano sul cercare di riallacciare il rapporto con la figlia e i tentativi di iniziare una relazione sentimentale con Cassidy, ballerina di Lap Dance interpretata da Masisa Tomei. Si trova un lavoro e cerca di barcamenarsi tra una quotidianità nuova e nella quale può intravvedere uno scorcio di quello che potrebbe essere la sua vita. Ma le cose non vanno esattamente così e ancora una volta, Randy, si ritrova a dover far fronte ad una serie di disastri che lo porteranno alla fine forse più consona al suo personaggio, il suo ultimo scorcio di gloria.

Una delle cose che forse colpisce di più in questo film è l'interpretazione di Mickey Rourke. L'ex sex symbol di Orchidea Selvaggia e 9 settimane e ½ torna al cinema fisicamnte cambiato, perfetto  per la parte che doveva essere, inizialmente di Nicolas Cage. Ad essere più precisi, tre anni prima, con Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, Rourke era tornato sulle scene, ma è certamente con The Wrestler che torna con una intensità e capacità che ne segna il ritorno al successo.
Molti aspetti personali, alcune vicende della vita dell'attore sembrano incontrare, in qualche modo, le vicende di Randy. La canzone The Wrestler, di Bruce Springsteen, inclusa nella colonna sonora del film, è stata espressamente dedicata all'attore e alle sovrapposizioni delle vite di Rourke e Robinson.






di Giuseppe Cangemi

giovedì 27 gennaio 2011

L'onda

In una scuola tedesca, durante la settimana a tema, un giovane professore, Reiner Wenger, interpretato da  Jürgen Vogel, parla alla classe dell'autocrazia. In un primo momento i ragazzi non sembrano particolarmente coinvolti credendo fermamente che nella Germania attuale e democratica sarebbe impossibile la nascita di una dittatura. 
Tutto questo finché Wenger propone loro un esperimento: simulare, all'interno della classe, l'autocrazia, cercando così di dimostrare come le masse possano invece essere manipolate. In un primo momento la cosa sembra interessante e innocua ma i ragazzi finiranno per prendere troppo sul serio l'esperimento fino a che le cose non sfuggiranno di mano all'insegnate.

L'onda è un film di Dennis Gansel del 2008 che offre degli ottimi spunti per varie riflessioni. Dapprima la società degli adolescenti di oggi, che difficilmente riesce a sognare e punta invece ad uno sfrenato materialismo. La dilagante difficoltà dei ragazzi di aggregarsi davvero, se non mossi da priorità individualistiche, da interessi personali che forse emulano dal mondo degli adulti che offre loro esempi non sempre adeguati. La disillusione che non dovrebbe appartenere a questa età e invece ne diventa spesso una bandiera generazionale.

Solo attraverso l'esperimento del professor Wenger, in qualche modo, riusciranno ad aggregarsi e diventare gli uni "protettori" degli altri. Divenire un insieme, un gruppo. Si sottolinea proprio la necessità di essere un gruppo, di appartenere a qualcosa per sentirsi importanti e fuggire ad una condizione di semi trasparenza nei confronti del mondo adulto.
La pellicola segue una linea narrativa pulita che segue un crescendo di eventi che porteranno all'epilogo molto forte. 
Il film è tratto dal romanzo di Todd Strasser, che a sua volta fu ispirato da un esperimento realmente avvenuto nel 1969 alla Cubberley High School, a Palo Alto in California, ad opera del professor Ron Jones e denominato "The Third Wave", La terza Onda, appunto.


Per concludere, questa è una mia nota personale, una provocazione, se si vuole. O forse solamente un invito alla riflessione. Nel film l'autocrazia viene definita come la condizione in cui una persona o un ristretto numero di persone detiene un potere tale da essere ingrado di cambiare la legge a proprio piacimento. Vi ricorda qualcosa?

di Giuseppe Cangemi

martedì 25 gennaio 2011

Alien autopsy

Avete presente il famoso filmato in cui viene mostrata un'autopsia di un alieno precipitato nel New Mexico nel '47? Quel filmato si è poi rivelato un falso clamoroso. Ray Santilli, musicista e produttore cinematografico britannico, classe 1960, diventa protagonista nel 2006 di questo film che porta la regia di Jonny Campbell.
Si tratta di un film molto divertente che ricostruisce i fatti.

Santilli scova, negli USA, una pellicola che mostra la presunta autopsia e la acquista per la cifra di $30.000. Denaro datogli da uno spietato malvivente di nome Laszlo Voros, appassionato di UFO. Fatto ritorno in patria, il giovane si rende conto che la pellicola in questione si è deteriorata al punto di non essere più visionabile. Ecco che si ritrova nei guai fino al collo e con un debito nei confronti dello spietato malavitoso che vuol vedere la pellicola per cui ha sborsato il denaro.

A questo punto, l'unico modo per cercare di risolvere la situazione è "replicare" il filmato. Aiutato dai suoi amici, il giovane realizza un "remake" da presentare a Voros. Ma la cosa poi sfugge di mano diventando un fenomeno globale.
Il film è ben fatto e ricco di gag divertenti che rendono il risultato davvero godibile e simpatico. Nel cast figura anche Bill Pullman che interpreta un documentarista a cui viene raccontata la vicenda.
Un consiglio per passare una serata tranquilla e divertente: guardatelo!

di Giuseppe Cangemi

mercoledì 19 gennaio 2011

L'alba della libertà

Chi è Dieter Dengler? Non molti lo sapranno. Dieter Dengler era un militare americano di origine tedesca la cui passione per il volo lo portò ad intraprendere la carriera militare. Nel 1965, poco prima della guerra in Vietnam, il giovane aviatore venne mandato in missione segreta nel Laos. Era la sua prima missione e proprio in quell'occasione il suo aereo fu colpito. 
Precipitato ma rimasto miracolosamente illeso, Dengler si avventurò nella giungla e fu catturato ed imprigionato in un campo di prigionia nell'entroterra. Lì conobbe altri militari prigionieri già da anni. Immediatamente Dengler progetta la fuga che dopo molto tempo e terribili sofferenze lo porterà alla libertà.

A mio avviso, questa si può considerare una delle migliori prove di Christian Bale, già protagonista di performance in cui ha mutato il proprio aspetto in funzione del ruolo da interpretare. E ricordo, per esempio, L'uomo senza sonno, in cui perse ben 30 chili. 
L'interpretazione di Bale è intensa e rende bene il personaggio. Come sempre, del resto.

Jeremy Davies
Il film del 2006, scritto e diretto da Werner Herzog, che aveva in precedenza girato un documentario su Dengler, non è mai stato distribuito nella sale italiane ma è uscito direttamente per il mercato home video. Dopo l'uscita della pellicola scoppiarono delle polemiche dovute ad una  presunta, ingiusta resa di uno personaggi, un prigioniero di nome Gene DeBruin, interpretato da Jeremy Davies (anche lui dimagrito in modo impressionante) e al fatto che nel film, Dengler viene descritto come l'unica mente del piano di fuga, quando c'è chi sostiene che anche gli altri uomini ebbero un ruolo fondamentale nell'evasione.

Si tratta comunque di un film interessante e da vedere, a prescindere di quale sia la verità.

di Giuseppe Cangemi



lunedì 17 gennaio 2011

The Walking Dead

Splatter è splatter. Ma non c'è da meravigliarsi, visto il tema affrontato in questa serie horror creata fa Frank Darabont e basata sulla serie a fumetti di Robert Kirkman e illustrata da Tony Moore e Charlie Adlard.

Infatti gli eventi narrati in The Walking Dead sono ambientati subito dopo una catastrofe mondiale in cui, dopo una infezione globale, il mondo viene popolato da zombie che se ne vanno in giro a divorare gli ultimi malcapitati superstiti.
In questa prima serie la storia ruota attorno ad su uno sparuto gruppo di persone, guidate dall'agente di polizia Rick Grimes, che deve confrontarsi con una vera e propria catastrofe apocalittica. Devono lottare per sopravvivere sia agli attacchi dei "morti che camminano", che al dolore causato dall'aver visto i propri cari morire o diventare zombie e ancora resistendo al terrore che una situazione del genere comporterebbe.
George Romero
Le città sono ormai popolate quasi esclusivamente dai morti che a centinaia vagano in cerca di cibo. Muoversi tra le strade un tempo vive e popolate di gente, adesso è un vero e proprio incubo. Un incubo però spesso inevitabile.

Certo il tema non è dei più originali. Quando George Romero, nel 1968, creò questo filone cinematografico fu uno dei più fortunati del cinema. Sto parlando de "La notte dei morti viventi", film cult al quale sono ispirati decine di lavori sul genere. Infatti di film sugli zombie se ne trovano davvero tanti, tantissimi. Alcuni belli, altri davvero brutti, anzi osceni e ridicoli e altri ancora che rappresentano una via di mezzo.

Il risultato di The Walking Dead è decisamente buono. Le atmosfere e la fotografia si prestano perfettamente a creare la giusta ambientazione. Molte scene, come già accennato, sono decisamente forti, specie per una serie TV. Il filo narrativo non è eccessivamente articolato ma è lineare ed essenziale e riesce a portare avanti la storia in modo pulito fino alla fine. I personaggi sono azzeccati ed equilibrati nel contesto.

Questa prima serie è costituita da appena sei episodi ma è già stata confermata una seconda stagione di altri tredici.

Consiglio vivamente questa serie agli amanti del genere e la sconsiglio altrettanto vivamente che ai deboli di stomaco...

di Giuseppe Cangemi

giovedì 13 gennaio 2011

Persone Sconosciute

Persone Sconosciute è stato trasmesso dalla RAI dal 10 Settembre al 3 Dicembre 2010. A chi non l'avesse visto lo consiglio. L'idea c'è. Gli ingredienti ci sono tutti. Il mistero, la sensazione del complotto, un'ambientazione che non lascia dubbi alla situazione ed evoca qualche traccia di inquietante angoscia. 
Un gruppo di persone si sveglia, ognuno di loro in una camera d'albergo. Si rendono conto di  essere in una cittadina deserta, isolata, persa nel nulla. Nessuno sa come sia arrivato e il perché ci sia finito. Tutti perfetti sconosciuti che si ritrovano ad essere osservati da telecamere di sorveglianza che seguono ogni loro movimento come se fossero della cavie.

Così inizia Persone Sconosciute, la serie statunitense prodotta da Fox Television Studios e ideata da  Christopher McQuarrie

Il gruppo proverà a fuggire dalla città fantasma rendendosi immediatamente conto che è praticamente impossibile. Si svilupperanno delle dinamiche psicologiche molto interessanti che, col procedere degli eventi, conducono a rivelazioni inquietanti che sorreggono l'attenzione dello spettatore.
Persone sconosciute è un'interessante serie sviluppata senza l'impiego di enormi capitali, come accade per altre serie. L'idea di fondo è il punto di forza capace di dimostrare che per realizzare una bella serie TV non sia sempre necessario l'impiego di stratosferici investimenti di denaro. 

Tra i co-finanziatori c'è anche la RAI. E proprio questo mi porta a riflettere su un punto che mi ha spesso lasciato perplesso. In Italia si producono per lo più fiction e telefilm come Carabinieri e simili, senza mai pensare a produrre qualcosa di diverso (fatta qualche piccola eccezione) che invece si preferisce acquistare dall'estero. Lo trovo un vero peccato, anche perché se è possibile finanziare una serie estera, credo possa essere possibile investire del denaro per realizzare qualcosa di davvero meritevole e originale in Italia, e sono certo che le idee non mancherebbero. Ma questo è solo il mio punto di vista.

Tornando a Persone Sconosciute, il finale della prima serie, che si può intuire già dagli ultimi episodi, riesce a catturare inevitabilmente l'attenzione dello spettatore, ad incuriosirlo e proiettarlo al prossimo...scopritelo da soli!

di Giuseppe Cangemi

martedì 11 gennaio 2011

9


9 è un film d'animazione del 2009 di Shane Acker, ambientato in un’epoca post bellica in cui l’essere umano non esiste più. 
A popolare le rovine del mondo sono delle bambole di pezza. Bambole vive grazie a quella stessa tecnologia, sfuggita al controllo, che ha portato allo sterminio dell’uomo.

Fin dai primi fotogrammi del film, si ha l’impressione che ci sia un qualcosa di familiare, qualcosa che ricorda i protagonisti dei capolavori di Tim Burton come "Nightmare before Christmas" e "La sposa cadavere". E infatti lo zampino di Burton c’è, essendo il coproduttore del film. 

L’atmosfera di questo lungometraggio è permeata da una oscura poetica, a tratti malinconica e silenziosa, fatta da scenari post apocalittici e dinamiche narrative che finiscono per incastrare molto bene gli eventi che nascondono una grande metafora esistenziale.


Il protagonista del film è per l’appunto “9”, che si risveglia in una casa ormai disabitata e semi distrutta. La piccola creatura riesce ad uscire ritrovandosi in un mondo morente, pieno di minacce e di pericoli. 
In un primo momento si percepisce il senso di solitudine, la paura della piccola creatura di essere l’unico essere simile rimasto in quel mondo devastato. Ma ben presto “9” scoprirà che non è così. Troverà altri come lui, e come lui ognuno è identificato con un numero. Da lì in avanti gli eventi lo porteranno a scoprire una verità inaspettata.

L’idea del film in realtà nasce da un cortometraggio del 2005, all'epoca  nominato al premio Oscar 2006 nella categoria miglior cortometraggio d'animazione e successivamente sviluppato come lungometraggio.
Sicuramente un film d’animazione molto diverso dai soliti che siamo abituati a vedere come Shrek e simile, ma molto, molto bello.

di Giuseppe Cangemi



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