giovedì 30 dicembre 2010

La città incantata

Con questo capolavoro Hayao Miyazaki ci porta in un "mondo incantato", un mondo fatto di semplicità, altruismo, di amore e di tutti quei sentimenti e sensazioni che il maestro dell'animazione giapponese è capace di trasmettere con alti esempi di poesia.

Il film, uscito nel 2001 e basato sul romanzo "Il meraviglioso paese oltre la nebbia" di Kashiwaba Sachiko, ci racconta la storia di Chihiro, una bambina di 10 anni che si imbatte con i genitori in un luogo magico in cui verrà da loro separata  e dove dovrà affrontare una serie di peripezie. 
Il luogo in questione non è altro che un complesso termale degli spiriti della natura. La padrona del complesso, la maga Yubaba, trasforma i due malcapitati genitori in maiali. Starà alla piccola Chihiro salvarli. Al calare della notte, quando gli spiriti ospiti delle terme cominciano ad affollare le vie, la bambina si rende conto che sta lentamente diventando invisibile. Da qui partono una serie di avventure che la condurranno attraverso l'incantato mondo degli spiriti.

Il film, che dal punto di vista tecnico è curato nei minimi dettagli tanto da aver vinto numerosi premi tra cui l'Oscar come miglior film, mostra dei disegni strabilianti. Il livello di perfezzione delle espressioni facciali dei personaggi è altissimo e nel complesso non è assolutamente facile trovare difetti. Per la cronaca, il lungometraggio in quesione è costato la bellezza di 16 milioni di euro ed è stato prodotto dallo Studio Ghibli fondato nel 1985 allo stesso Miyazaki.

Alla fine del film, quello che ti resta è una sensazione di "buono", di "pacifico", qualcosa che ti fa sorridere e apprezzare l'aver trascorso un paio d'ore immerso in un universo fatato e fatto di buoni sentimenti senza mai scendere nel banale o nello sdolcinato. 


di Giuseppe Cangemi


venerdì 24 dicembre 2010

Che - L'agentino e Che - Guerrilla

Dopo I diari della motocicletta ecco due film che sembrano essere l'ideale seguito della storia che ci ha raccontato Walter Salles. Ieri il post parlava proprio del film del regista brasiliano e oggi mi sembrava quasi un obbligo continuare sull'argomento andando avanti con la storia.
Purtroppo oggi la figura di Ernesto Guevara de la Serna è troppo spesso associata a una idea a volte lontana dalla realtà. Le giovani generazioni conoscono quel volto come una stampa su una maglietta o un poster da appendere in camera. 
Ovviamente non è mia intenzione generalizzare, perché molti giovani non si fermano certo a questo primo approccio con la figura del rivoluzionario argentino. Ad aiutare chi volesse approfondire e conoscere meglio la vita di Guevara, o meglio le vicende che lo hanno portato a diventare un mito per tante generazioni in tutto il mondo, nel 2008 sono arrivati due film a firma di Steven Soderbergh: Che - L'argentino e Che - Guerrilla.

Si tratta più di un'opera unica e divisa in due capitoli. Nel primo, Che - L'argentino, appunto, Soderbergh racconta la vita di Guevara partendo dal punto in cui egli incontra Fidel e Raul Castro. Grazie a quell'incontro si unirà al Movimento del 26 di luglio mosso da forti ideali che lo spingono a diventare uno dei principali protagonisti della rivoluzione cubana e del rovesciamento del regime di Fulgencio Batista
Il ruolo di Guevara è affidato al bravissimo Benicio del Toro che, oltre per la consueta bravura, colpisce per l'incredibile somiglianza con il rivoluzionario sudamericano. Quella di Benicio del Toro è forse una delle migliori interpretazioni di sempre. L'attore sembra così calato nel personaggio da far quasi vedere allo spettatore il vero Guevara attraversare la fitta vegetazione cubana sotto le raffiche di pallottole del regime. 

Il film segue le vicende di quelle poche decine di uomini che partirono da Tuxpan, nella provincia messicana di Veracruz, e arrivati a Cuba dove danno vita alla rivoluzione che porterà alla caduta di Batista.

Nel secondo film, Che - Guerrilla, che molto ha attinto al "Diario in Bolivia" di Ernesto Guevara, la storia va avanti fino alla decisione, da parte del Che di lasciare Cuba per portare il suo contributo anche in altri luoghi come la Bolivia. Questo secondo film parte proprio da questo punto, dall'arrivo di Guevara, in incognito, in Bolivia, luogo in cui, dopo mesi di guerriglia verrà catturato e giustiziato. 


I due film sono stilisticamente identici, cosa che li rende davvero un'unica pellicola. Sono presenti vari intermezzi in cui vediamo Guevara impegnato in discorsi alle Nazioni Unite e in missioni diplomatiche all'estero, cosa che fece durante il periodo in cui fu ministro e capo delle forze armate del nuovo governo cubano. 

Alla fine della visione resta qualcosa che ti fa ammirare il coraggio di chi è in grado di sacrificare la propria vita per un ideale e per le proprie, profonde convinzioni. Un coraggio che oggi è qualcosa di più che raro. Il consiglio della visione di quest'opera è rivolto a tutti coloro che vogliono andare oltre il "prodotto mediatico" che la figura del Che è diventata oggi.

di Giuseppe Cangemi

giovedì 23 dicembre 2010

I diari della motocicletta

I diari della motocicletta è un bellissimo film di Walter Salles del 2004 in cui si raccontano le vicende di un inedito e poco più che ventenne Ernesto Guevara de la Serna, interpretato da Gael García Bernal. Non c'è nulla del rivoluzionario e del combattente, se non la straordinaria forza e l'altruismo che lo porteranno a diventare ciò che è in seguito diventato. 
Il film è ispirato dai "Diari di viaggio Latinoamericana" dello stesso Ernesto Guevara e "Un gitano sedentario", del compagno di viaggio del "Che", Alberto Granado.
Il film, un vero e proprio "road movie", racconta delle vicende che vedono protagonisti i giovani Ernesto, prossimo alla laurea in medicina, e l'amico Alberto che, in sella alla Poderosa II, una Norton 500 M18 del '39, decidono di attraversare l'America Latina. Il viaggio li porterà a vedere con i propri occhi le condizioni di miseria e la povertà del popolo latino-americano. 

Nel film vediamo il momento in cui il giovane Guevara inizia a diventare il Che rivoluzionario, spinto dalla necessità e dal bisogno intellettuale di aiutare il popolo in difficoltà. 
Bellissima la scena in cui Guevara, al lebbrosario di San Pablo, tende la mano ad un uomo malato di lebbra lasciandolo stupito per il grande regalo appena ricevuto: il contatto umano.
Dopo queste vicende, Guevara inizia ad esaminare i pessimi effetti dei sistemi economici e scopre la necessità di operare un profondo e radicale cambiamento per creare un mondo più equo e giusto.
Il film termina proprio nel momento in cui i due amici, Ernesto e Alberto, si separano. Alberto andrà per la sua strada ed Ernesto continuerà un viaggio che lo porterà, qualche anno più tardi, in Messico, dove incontrerà Fidel e Raul Castro.

di Giuseppe Cangemi

mercoledì 22 dicembre 2010

Crash - Contatto fisico

"In una città vera si cammina...sai, no? Sfiori gli altri passanti, sbatti contro la gente...qui a Los Angeles non c'é contatto fisico con nessuno...Stiamo tutti dietro vetro e metallo...Il contatto ci manca talmente, che ci schiantiamo contro gli altri solo per sentirne la presenza" Graham Waters (Don Cheadle), all'inizio del film.

La vita di ognuno di noi è in qualche modo collegata a quella degli altri. Le nostre decisioni, le nostre scelte, a volte inconsapevolmente, influenzano i destini di persone che neanche conosciamo. Le nostre vite si intrecciano inevitabilmente e senza alcun apparente controllo da parte nostra con quelle degli altri. Nonostante questo, la società moderna spesso ci porta ad allontanarci gli uni dagli altri fino ad un distacco che tuttavia suscita in noi la sensazione che ci manchi qualcosa: il contatto con i nostri simili.

Qualche anno fa, per l'esattezza era il 2004, Paul Haggis ci ha regalato una perla cinematografica che non a caso ha vinto l'oscar come miglior sceneggiatura originale, miglior film e miglior montaggio. Un film che intreccia le storie di diverse persone, soffermandosi in particolar modo sul tema del razzismo in modo intelligente e raffinato.

Ambientato a Los Angeles, si raccontano le storie dei diversi personaggi meravigliosamente interpretati da Sandra Bullock, Brendan Fraser, Don CheadleThandie NewtonTerrence Howard e Matt Dillon. Si raccontano i dolori, le difficoltà in una dimensione in cui il contatto umano finisce per diventare un vero e proprio scontro. La bella colonna sonora è affidata al bravissimo Mark Isham che riesce a creare il giusto tappeto di sottofondo alle vicende che Haggis racconta con un tocco di poesia e delicata crudezza.


Si tratta di un intreccio di storie, di vite che si sfiorano appena diventando un vero e proprio scontro tra le anime che affollano il mondo intero.

Dal film è stata tratta una serie TV omonima che vede protagonista Dennis Hopper, poi cancellata proprio a causa della scomparsa dell'attore.

Senza ombra di dubbio si tratta di un film da vedere lasciandosi andare alla malinconia esistenziale delle "straordinarie" vicende della vita di tutti i giorni che il regista narra.

di Giuseppe Cangemi

venerdì 17 dicembre 2010

True Blood


La letteratura ha conferito un'aura di romanticismo alla figura del vampiro. Figura schiva, affascinante e intrigante. Sfuggente e costretto a vivere nascosto nell'oscurità, occupando un posto nell'immaginario della gente tra la legenda e una verità che si cerca di allontanare. 

Il più famoso dei vampiri letterari, Dracula di Bram Stoker, incarna tutto questo. L'amore e la tragedia che hanno portato il principe a scivolare verso una dannazione abbracciata nella disperazione dell'anima.

Poi si fa un passo avanti e si arriva a True Blood
Basato sui libri di Charlaine Harris, True Blood è una serie statunitense che racconta di un mondo in cui i vampiri sono usciti allo scoperto e si stanno inserendo nella società umana. Ambientato nella fittizia cittadina di Bon Temps, in Louisiana, si intrecciano le vicende e gli amori dei protagonisti in un misto di sesso e violenza in una chiave decisamente originale.

La storia gira attorno a  Sookie Stackhouse, una cameriera che ha il dono di leggere i pensieri della gente e Bill Campton, un vampiro di 173 anni. Tra i nasce un legame molto forte che li porta a doversi scontrare con i pregiudizi di entrambe le specie. Nella serie, ovviamente, è molto presente il tema della convivenza tra società diverse, le problematiche e le difficoltà nell'accettare ciò che è diverso e che si ha la paura di conoscere.

Vincitrice di diversi premi, tra cui il Golden Globe 2009, due Satellite Awards e due Broadcast Music Incorporated, True Blood è stta candidata a nove Scream Awards 2009, vincendone quattro. In questa serie, che mescola horror e dramma, sono comuni molte scene splatter e di sesso esplicito, cosa che se da un punto di vista ha causato diverse polemiche, dall'altro è stata una sorta di caratterizzazione della serie che è andata oltre i comuni standard diventando di fatto uno dei punti di forza della HBO.

Per gli amanti del genere, True Blood è senza dubbio una serie da vedere.

di Giuseppe Cangemi

mercoledì 15 dicembre 2010

Caprica

Battlestar Galactica, a mio avviso, è una delle serie TV più riuscite e meglio realizzate della storia delle serie televisive. Tale successo è dovuto a diversi fattori. La storia intrigante, ricca e ben raccontata, la regia, le atmosfere, i dialoghi, la caratterizzazione dei personaggi, tutti aspetti che ne hanno fatto un cult.

Coloro che hanno amato questa serie, remake di quella del '78, hanno però un vero e proprio obbligo: rivivere i momenti e le vicende che hanno portato alla nascita dei cyloni. L'antefatto della caduta delle dodici colonie di Kobol lo si trova nella serie Caprica.

Caprica, sempre con lo zampino di Ronald D. Moore, narrà le vicende di alcune famiglie di Caprica e Tauron. Le vicende, ambientte 58 anni prima della caduta, vedono come principali protagonisti il padre dell'ammiraglio Bill Adama, in questa serie ancora bambino, Daniel Graystone e sua figlia Zoe.

In un momento in cui la società delle colonie vive il suo apice tecnologico, avvengono gli eventi che mescolano politica, religione, malavita, razzismo e drammi familiari che in qualche modo condurranno alla nascita dei cyloni.
Come in Battlestar Galactica, anche in Caprica la religione gioca un ruolo fondamentale. E' infatti attorno al nascente culto monoteista che si sviluppano gli eventi che portano avanti la storia. 
La serie, a scanso di equivoci, non ha praticamente nulla a che vedere con Battlestar Galactica. Atmosfere diverse, situazioni e intreccio narrativo molto distanti da quelli visti nella serie madre, ma tuttavia appassionante e ben realizzata.
Assolutamente da non perdere.

di Giuseppe Cangemi

sabato 12 giugno 2010

Bastardi senza gloria

Ambientato nella Parigi occupata dai nazisti, Quentin Tarantino ci offre uno spettacolo di 153 minuti, come è suo solito fare, infarciti di dialoghi strepitosi e scene costruite nei minimi dettagli. Dettagli capaci di tenere alta l'attenzione e la tensione nello spettatore.

I personaggi e gli interpreti sono azzeccatissimi. Dalla grande interpretazione di Christoph Waltz, al solito intenso e versatile Brad Pitt e ancora Eli Roth nel ruolo del sergente Donnie Donowitz, "L'Orso Ebreo".

Ovviamente non mancano i dettagli cruenti tipici di Tarantino, anche se questa volta se ne fa un uso più moderato ma pur sempre d'impatto, e quelle situazioni al limite del grottesco che fanno capire chi ci sia dietro la macchina da presa.

Fondamentalmente, a parte l'ambientazione, nuova per il regista, si tratta di un bel film "alla Tarantino". Non mancano, come al solito, le citazioni all'interno del film. Un esempio è Antonio Margheriti, regista italiano che ha diretto film horror e splatter che Tarantino ama tanto.

La colonna sonora riprende sapientemente diversi generi musicali. Si va da temi da film anni settanta a sfumature di un certo pop rock dei primi anni ottanta per non parlare di pennellate musicali che ricordano le colonne sonore degli spaghetti western.

Per concludere, si tratta di un'ottima pellicola, riuscitissima e mai noiosa nonostante la durante non certo breve.



di Giuseppe Cangemi

lunedì 7 giugno 2010

District 9

Un film di fantascienza piuttosto diverso da molte cose che abbiamo visto. District 9 gode di un originale approccio al tema "alieni", questa volta non visti come conquistatori malvagi o silenziosi ospiti che prendono possesso del genere umano, ma come profughi galattici.

Il film diretto da Neill Blomkamp si ispira molto alle vicende legate all'apartheid, da qui la presenza di temi come la xenofobia e la segregazione razziale. La pellicola è basata sul cortometraggio "Alive in Joburg".



Un altro elemento originale del film è rappresentato dalla scelta registica di Blomkamp di raccontare gli avvenimenti sotto forma documentaristica, come fossero spezzoni di telegiornali e riprese amatoriali. Tutto questo conferisce al film un sapore realistico che non dispiace affatto.



di Giuseppe Cangemi

domenica 6 giugno 2010

Moon

Moon  è il primo lungometraggio di Duncan Jones, figlio di David Bowie. Pellicola che vede protagonista un bravissimo Sam Rockwell nei panni di Sam Bell, un uomo che lavora presso una base lunare bloccato da tre lunghi anni in attesa di riabbracciare moglie e figlia. Un giorno rimane vittima di un incidente e si risveglia in infermeria con una sorpresa che da li in avanti cambierà il corso del film.

Moon è l'esempio di come si possa realizzare un buon film con un basso budget (circa 5 milioni di dollari ) e praticamente un solo attore.

E qui sta la bravura di Rockwell che tiene benissimo l'intero film con un'interpretazione intensa e convincente dal primo all'ultimo minuto.

L'atmosfera di Moon la si potrebbe definire "fantascienza psicologica". Davvero un'ottima prova di Jones, un film da vedere sicuramente.



di Giuseppe Cangemi

sabato 29 maggio 2010

Battlestar Galactica


Era il 1978 quando Glen Larson produsse Galactica, una serie televisiva di fantascienza.
Ne fu prodotta una sola stagione che non ebbe, all'epoca, troppa fortuna.
Passarono gli anni, fino a quando, nel 2004, il genio di Ronald D. Moore non realizzò il remake: "Battlestar Galactica".
Il signor Moore, prende spunto dalla serie originale, rimescola, cambia il tutto con una sapienza e una maestria che ha prodotto una delle serie di fantascienza più belle, se non la più bella in assoluto.

I personaggi sono stati rimodulati, cambiati nei tratti psicologici ma addirittura nella loro essenza. Il tenente Starbuck, interpretato dal Dirk Benedict, l'indimenticabile "Sberla" di A-Team, ad esempio, diventa il capitano Kara Thrace, interpretato da Katee Sackhoff. C'è la figura del Conte Baltar, le cui fattezze erano quelle di John Colicos, trasformato in uno scienziato geniale e molto più giovane del suo predecessore, interpretato da James Callis.
C'è anche il caso di un attore, Richard Hatch, che interpreta due personaggi in entrambe le serie, quella del '78, in cui interpreta il capitano Apollo, e quella del 2004, in cui è Tom Zarek.

Insomma Ronald D. Moore ha rimescolato il tutto riuscendo a creare ben quattro stagioni di una serie ormai amatissima dagli amanti del genere ma capacissima di attrarre anche chi non segue la fantascineza.

E' d'obbligo anche segnalare la splendida e azzeccata colonna sonora originale che riesce a creare le atmosfere giuste per un totale coinvolgimento dello spettatore.

La trama racconta le vicende dell'ultima colonia di un popolo spazzato via dai Cylon, una razza di macchine intelligenti e senzienti che si ribellano ai loro creatori. Quelle poche decine di migliaia di superstiti, gli ultimi della loro specie, iniziano,braccati dai loro carnefici, un lungo esodo in cerca di una nuova casa.

venerdì 28 maggio 2010

Bright Falls


La nebbia, il bosco con i suoi inquietanti misteri. A tratti le atmosfere ricordano quelle di Twin Peaks di Lynch. Un intreccio narrativo aperto e smagliato come quello di Lost. Tutti questi sono gli ingredienti del progetto cinematografico prodotto dalla Microsoft per il lancio del videogame Alan Wake. Bright Falls è una miniserie web, ideata come prequel del gioco e diretta dal regista Philip Van
Fin dalle prime immagini, i sei cortometraggi, mostrano un'indipendenza inaspettata rispetto alla piattaforma ludica. Un esperimento simile venne proposto per il lancio di Assassin creed 2 : Linage, ma rimanendo fortemente ancorato al gioco non riuscì ad assumere un'autonomia artistica che Bright Falls invece mantiene.
Seppur curato nella fotografia (dir. Fotografia Lyle Vincent), e con interessanti proposte registiche, Bright Falls assume i connotati cinematografici grazie alla presenza di dialoghi essenziali, contrapposti ad immaggini surreali, in cui tutto diventa misteriosamente terrificante.

Così la famiglia di obesi al punto di ristoro (secondo episodio) assume fattezze inaspettate, in cui la risata invece di allegerire la scena diventa diabolica sottolineando l'estranea alieneazione del protagonista: il cronista Jake Fisher (interpretato dal bravo Christopher Forsyth).
Inviato in un piccolo paese montano per intervistare uno scrittore, Jake si scontrerà con forze ignote.

Una recitazione essenziale, fatta di sguardi e silenzi colti con mestiere dal regista, in cui gli occhi dell'eroe diventano veri protagonisti della serie.
La musica (Black Iris), che si concede a ruolo di didascalia, permette in quei pochi minuti di durata (ogni episodio è 5 minuti circa) di amalgamare bene il cortometraggio.
Un' inapsettata sorpresa che immerge fin da subito lo spettatore in una storia affascinante e intrigante che crea immediatamente il bisogno di vedere l'episodio successivo.

Da segnalare anche il romanzo, reperibile su Amazon.com, a questo indirizzo.

I siti della serie:
http://www.brightfalls.com/
http://brightfalls.blogspot.com/

Gli episodi su Youtube.

Episode 1: Oh Deer
Episode 2: Time Flies
Episode 3: Lights Out
Episode 4: Local Flavor
Episode 5: Off the Record
Episode 6: Clearcut

di
Floriano Franzetti e Giuseppe Cangemi
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